Glossary
This is the world’s largest glossary on snow and avalanches. Currently with more than 100 standardized terms available in 9 languages. A resource that is constantly updated and expanded.
HEADER PICTURE: Wind Signs © Ragnar Ekker, The Norwegian Avalanche Warning Service | EAWS
Diminuzione dello spessore del manto nevoso per effetto del metamorfismo distruttivo, con conseguente aumento della densità e della resistenza della neve.
Parte inferiore di una parete rocciosa che spesso si prolunga in un pendio di detriti.
Come regola generale, questo implica la presenza di un cambio di pendenza, più o meno marcato che riduce l’inclinazione del pendio sottostante. Il piede di una parete rocciosa identifica frequentemente l’inizio di un pendio estremamente ripido o ripido.
Cristalli di ghiaccio trasparenti, a forma piana o aghiforme, che si formano per sublimazione sulla superficie fredda della neve per trasferimento di vapore acqueo verso la superficie che si raffredda al di sotto della temperatura ambiente per irraggiamento.
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Il pericolo di valanghe può variare molto durante la giornata. Le situazioni primaverili sono tipiche: dopo una notte chiara il pericolo di valanghe e basso di mattina però aumenta durante il giorno dipendente dal rialzo termico e la radiazione solare. Anche comune in casi di nevicate forti, attività del vento prolungata e pioggia.
Luogo dove l’inclinazione del pendio aumenta in modo sensibile; costituisce un luogo privilegiato per l’accumulo di neve ventata.
Accumulo di neve ventata, depositata mediante trasporto eolico della neve formante una struttura aggettante, conica rivolta verso il versante sottovento.
Cristalli cavi con angoli e striature sulle loro superfici. Questo tipo di cristallo è il risultato di un metamorfismo costruttivo in presenza di un elevato gradiente di temperatura.
La brina di profondità è un tipico strato debole.
Classe granulometrica: da 2 a 5 mm o maggiore
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Grani sfaccettati che si compattano di nuovo per causa del metamorfismo destruttivo. Così cambiano la loro forma, gli angoli si arrotondano e le faccette ritornano. Diventano sempre più piccoli.
Strato del manto nevoso molto compatto, formatosi in seguito ai processi di fusione e rigelo o per azione del vento
L’acqua che fuoriesce dal terreno, ad esempio, viene sollevata attraverso un gradiente di pressione idraulica tra la superficie del terreno e il manto nevoso sovrapposto. L’acqua viene fatta avanzare attraverso canali nel terreno o viene immagazzinata in forma di ghiaccio nel terreno che si scioglie. Anche sorgenti sono chiamate deflussi di acqua di falda. Entrambe le cose portano all’acqua liquida all’interno del suolo nevoso, destabilizzando il manto nevoso.
La densità è definita come rapporto tra massa e volume. A seconda della sua situazione, la neve può avere densità molto variabili.
Tipo di neve | Densità [kg/m³] |
neve fresca molto leggera | ca. 30 |
neve fresca | ca. 100 |
neve feltrata | 150 – 300 |
grani arrotondati | 250 – 450 |
cristalli sfaccettati | 250 – 400 |
brina di profondità | 150 – 350 |
neve bagnata | 300 – 600 |
nevato a firn | 600 – 830 |
ghiaccio di ghiacciaio | ca. 900 |
ghiaccio puro | 917 |
danni potenziali, deposito
Dim 1: valangha di piccole dimensioni (scaricamento)
Dim 4: valangha di dimensioni molto grandi
Distanza da mantenere nell’attraversare zone esposte al pericolo valanghe per ridurne il rischio.
Contrariamente alla distanza di alleggerimento adottando lo spazio di sicurezza, solo una persona alla volta è esposta al pericolo. Comunemente usato durante la discesa, quando una persona alla volta scia su un pendio ripido.
Deposito di neve formato da neve trasportata dal vento
Il lato piatto sta dalla parte da dove ha spirato il vento (sopravvento), la parte più ripida della duna sta sottovento. Da non confondere le dune con i sastrugi.
L’equivalente in acqua è l’altezza della colonna d’acqua derivante da un campione di neve sciolta (espressa in mm), con riferimento alla stessa area. L’equivalente in acqua di 20 cm di neve con una densità media di 100 kg/m³ è 20 mm. Con una densità di 500 kg/m³ l’equivalente di un campione di 20 cm di neve è 100 mm di acqua.
Fasce ubicate a quota paragonabile, definite in funzione della loro distanza verticale dal livello del mare (con una precisione di ± 100 m di quota)
Sottile strato di ghiaccio sulla superficie del manto nevoso che si forma attraverso l’interazione della radiazione solare, della fusione e del raffreddamento per irraggiamento.
Spesso i versanti soleggiati appaiono con una superficie specchiata a causa dell’elevata riflettività del firnspiegel (maggiormente in primavera).
In un manto nevoso fragile si possono formare delle fenditure visibili che indicano la possibile presenza di tensioni all’interno del manto nevoso.
Cristalli rotondi grossi o agglomerati, formati da un metamorfismo da fusione
Classe granulometrica: da 0,5 a 3 mm.
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Rapporto tra la differenza di temperatura misurata in due punti del manto nevoso, posti sulla stessa verticale, e la distanza tra i punti di misurazione. Il valore del gradiente termico regola i metamorfismi del manto nevoso e le conseguenti trasformazioni dei cristalli e dei grani.
Definizioni valori:
basso gradiente: gradiente < 5°C/m
medio gradiente: 5°C/m < gradiente < 20°C/m
alto gradiente: gradiente > 20°C/m
Grani arrotondati, neve a grani fini; grani piccoli, arrotondati risultato del metamorfismo distruttivo
Classe granulometrica: da 0.2 a 0.5 mm
Vedi anche:: www.snowcrystals.it
Emissione di radiazioni termiche a onda lunga (infrarosso) dalla superficie del manto nevoso verso l’atmosfera.
In assenza di copertura nuvolosa, la superficie del manto nevoso si raffredda notevolmente fino ad una temperatura inferiore a quella dell’aria (da qualche grado fino a 20°C).
Un manto nevoso è isotermico quando al suo interno dal terreno alla superficie la temperatura è la stessa.
Tipicamente si riscontra in primavera quando l’intero manto nevoso ha raggiunto gli 0°C. In questo stato, il manto nevoso è spesso umido o bagnato e perde di compattezza.
Strato sottile di ghiaccio formatosi all’interno del manto nevoso per effetto della pioggia o in seguito al processo di fusione e rigelo della neve; In esso le forme dei singoli grani non sono più riconoscibili.
Zona limite definita in base al clima e in base alla presenza del bosco, in corrispondenza della quale il bosco stesso può avere ancora una funzione di protezione efficace contro le valanghe.
In Italia:
Alpi Occidentali: 2000-2200 m
Alpi Orientali: 1800-1900 m
Appennini: 1700-1800 m
Altitudine sul livello del mare in corrispondenza della quale le precipitazioni cadono prevalentemente sotto forma di neve che si deposita al suolo.
Tale limite si colloca in genere 300 m al di sotto della quota dello zero termico. Può anche raggiungere i 600 m al di sotto della quota dello zero termico, in caso di precipitazioni abbondanti e/o entro valli chiuse.
Zona che non è direttamente collegata con il crinale
Spiegazione più dettagliata:
Questa zona corrisponde spesso al passaggio da un terreno estremamente ripido a uno ripido. I tratti ripidi e i piccoli rilievi che non sono in relazione diretta con il crinale fanno ugualmente parte di questa zona. Le aree prossime al crinale e quelle lontane dal crinale non sono separate nettamente le une dalle altre. Il limite tra le due deve essere considerato come una zona di transizione.
Un manto nevoso è instabile quando un sovraccarico può provocare una frattura all’interno dello stesso.
I cristalli di neve evolvono in cristalli sfaccettati e in forme cave a calice. I cristalli di grandi dimensioni si accrescono progressivamente mentre quelli piccoli si dissolvono. Questo comporta una perdita di resistenza dello strato di neve trasformato.
Spiegazioni più dettagliate: avviene durante la prima parte dell’inverno, soprattutto nelle zone in ombra, dove l’altezza della neve è ridotta e la vegetazione è arbustiva.
Trasformazione della neve dovuta ad un apporto termico a 0°C.
Questa trasformazione determina la produzione di acqua che si mescola ai cristalli di neve, con conseguente riduzione della resistenza. Quando viene ricongelato, forma forti croste.
I cristalli di neve fresca semplificano la loro struttura per ottenere la forma arrotondata.
Questo comporta un assestamento e un consolidamento della neve fresca.
Trasformazione meccanica dei cristalli causata dal vento in cou le biforcazioni vengono obliterate.
Questo può succedere nell’atmosfera mentre nevica o sul terrreno – risultano accomulamenti di neve ventata.
Vedi anche: Metamorfismo distruttivo della neve
Neve degli anni precedenti, che spesso si trova sui ghiacciai, fortemente trasformata e compattata per i numerosi cicli di fusione e rigelo, oltre che per la pressione esercitate dalle masse di neve accumulatesi. (Vedi: Neve primaverile)
La neve non ha coesione. Il termine “neve a debole coesione” è, per esempio, usato con neve fresca o neve trasformata per forte gradiente, comunque, per definizione si applica anche a neve molto bagnata. La neve a debole coesione può portare a valanghe di neve a debole coesione.
Il problema della neve bagnata è legato all’indebolimento del manto nevoso causato dalla presenza di acqua liquida. L’acqua infiltra il manto nevoso a causa di un forte impatto di radiazione (sole) che fa sciogliere il manto nevoso o della pioggia (che porta energia nel manto nevoso e quindi anche lo scioglimento).
Per ulteriori informazioni vedi Neve bagnata.
Ritornare a problemi tipici valanghivi.
La neve è coesa quando i singoli grani sono legati tra di loro (sinterizzati) ad una grado tale per cui un blocco di neve isolato con cautela, estratto non collassa.
La neve con coesione si forma per deposito di neve ventata o come risultante dei processi di metamorfismo distruttivo. Uno strato di neve coesa in prossimità di uno strato debole è una ulteriore condizione per la formazione di una valanga a lastroni.
Grani arrontodati separati, completamente immersi in acqua (contenuto di acqua liquida > 15% (frazione di volume)). Non è possibile camminare su un manto nevoso che consiste quasi completamente in neve molto umida o neve „marcia“ perché la neve cederà sotto il peso.
La situazione tipica è legata alle nevicate in atto o più recenti. Il sovraccarico prodotto dalla neve fresca su strati fragili esistenti e nuovi o coesione mancante tra i cristalli di neve fresca può provocare attività valanghiva. Generalmente il problema è distribuito ampiamente, presente su tutte le esposizioni e persiste durante la caduta di neve e per alcuni giorni dopo.
Per ulteriori informazioni vedi Neve fresca
Ritornare a Problemi tipici valanghivi.
Neve poco trasformata e poco compattata, risalente a un periodo di precipitazione attuale o piuttosto recente.
Il periodo corrispondente è indicato nel bollettino valanghe.
Neve umida, formata da policristalli grandi, che si forma soprattutto in primavera per alternanza di fusione e rigelo negli strati superficiali del manto nevoso.
Vedi: Nevato o firn
Parte del manto nevoso che, diversamente dalla neve fresca, si è accumulato durante le nevicate precedenti.
La neve vecchia è costituita da cristalli trasformati.
La situazione tipo è legata a neve ventata. La neve viene trasportata dal vento e tipicamente imballata sui lati sottovento in canaloni, ciotole e dietro le linee di cresta o altri luoghi riparati dal vento. Il problema è meno diffuso e spazialmente rispetto alla neve fresca.
Per ulteriori informazioni vedi Neve ventata.
Ritornare a problemi tipici valanghivi.
Particelle irregolari e biforcute risultanti dall’arrotondamento dei cristalli di neve e/o da influssi meccanici come ad esempio dal vento. I frammenti di cristalli di neve fresca sono spesso ancora riconoscibili.
Granulometria caratteristica: da 1 a 2 mm circa
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Zona di passaggio tra due vallate
Il restringimento nella zona del valico determina un aumento della velocità del vento, fenomeno che provoca la formazione di importanti accumuli di neve ventata.
Zona che risente solo marginalmente, o non risente affatto, della radiazione solare.
Spiegazione più dettagliata:
in pieno inverno, quando il sole è basso sull’orizzonte, le zone in ombra sono più numerose che in primavera, quando il sole si alza sempre più al di sopra dell’orizzonte. A seconda dell’ombra prodotta dall’orizzonte locale, le zone d’ombra possono trovarsi a tutte le esposizioni e non solo sui pendii settentrionali.
Zona molto influenzata dalla radiazione solare
I pendii tipicamente soleggiati presentano esposizioni che vanno da est a ovest passando per il sud, in relazione al momento della giornata (posizione del sole).
Spiegazione più dettagliata:
Queste zone sono meno estese in pieno inverno, quando il sole è basso, rispetto alla primavera, quando il sole è più alto sull’orizzonte.
Pendio che non è esposto al vento
Qui si accumulano grandi quantità di neve che spesso superano di molto l’altezza media del manto nevoso.
I cinque problemi tipici valanghivi (« avalanche problems ») come definiti dai Servizi Valanghe Europei EAWS hanno lo scopo di descrivere scenari/situazioni tipiche che accadono su terreno valanghivo e di fornire un supporto ai professionisti e agli utenti sportivi-ricreativi nella loro valutazione del rischio. Esse completano il grado di pericolo e i luoghi pericolosi (inclinazione del pendio e quota) e rappresentano il terzo livello della piramide informativa. Le seguenti definizioni comprendono una caratterizzazione generale del problema incluso la tipologia di valanghe attese, una descrizione della loro tipica distribuzione spaziale e dell’ubicazione del livello debole entro il manto nevoso, una caratterizzazione del meccanismo di distacco, una discrezione della durata tipica del problema e del periodo ed, infine, alcune indicazioni per l’utenza sportivo-ricreativa. I problemi tipici valanghivi sono pertanto principalmente rivolti all’utenza sportivo-ricreativa. Comunque, i problemi tipici valanghivi possono risultare utili anche per gli enti gestori. Per maggiori informazioni vedi Avalanche Problems.
La neve fresca è un carico per il manto nevoso presente e, di conseguenza, aumenta il pericolo di valanghe.
La regola empirica per un carico critico di neve fresca è:
10 a 20 cm con situazioni sfavorevoli
20 a 30 cm con situazioni intermedie
30 a 50 cm con favorevoli situazioni
Favorevoli:
Vento da debole a moderato, temperatura dell‘aria poco sotto 0 ° C, superficie fortemente irregolare del manto nevoso vecchio, pendio sciato continuamente
Sfavorevole:
precipitazioni intense in breve tempo, vento forte (> 50 km/h, vento udibile, il bosco rumoreggia) bassa temperatura (inferiore a -5 a -10 ° C), nevicata su un vecchio manto sfavorevole (brina di superficie, croste o ghiaccio, superficie della neve vecchi; trasformata per gradiente, vecchio manto nevoso debole, pendio sciato raramente)
Irraggiamento che interessa il manto nevoso
La radiazione a onde corte (luce visibile) è riflessa per circa il 90 % a seconda del tipo di neve; la rimanente parte riscalda i primi cm del manto nevoso.
Le radiazioni a onda lunga (radiazione termica) sono trattenute dal manto nevoso praticamente al 100 %.
Aree intercluse da elevati rilievi alpini e perciò povere di precipitazioni
Tipiche regioni intralpine in Svizzera sono il Vallese centrale, l’Engadina e i Grigioni centrali che sono situati tra i rilievi nord alpini e la cresta alpina principale. Regioni analoghe sono la regione Ortles-Venosta e la Valle di Oetz in Austria.
Frattura del manto nevoso in tutto il suo spessore che accade quando la neve scorre su un pendio a velocità differenti
Particolarmente quando dalla frattura percola acqua di fusione o di precipitazione nella parte a valle, si può verificare il distacco spontaneo con slittamenti o valanghe di fondo.
Spostamento della neve ad opera del vento sulla superficie del manto nevoso.
(La visibilità orizzontale non è del tutto impedita.)
Erosioni della superficie del manto nevoso dove la parte erosa più ripida punta nella direzione di provenienza del vento; da non confondere coni le dune da vento.
La scala europea del pericolo contiene 5 gradi:
I livelli sono descritti dalla probabilità di distacco delle valanghe, dalla Distribuzione dei luoghi pericolosi e dalla dimensione e frequenza delle valanghe previste.
Un livello di pericolo vale sempre per una regione con una superficie più di 100 km². Inoltre, la scala non deve essere utilizzata in modo lineare, il pericolo di valanghe aumenta continuamente e in maniera sproporzionata con i singoli gradi. Ulteriori informazioni si trovano a EAWS.
Granuli di neve con superfici multiple e spigoli affilati risultati dalla metamorfosi costruttiva, in genere a coesione debole (meno punti di contatto). Un fattore critico per valanghe se uno strato di granuli spigolosi e coperto di neve con coesione.
Dimensione di grani tipica: 0,5 a 3 mm
Vedi anche: www.snowcrystals.it
Formazione di legami tra i grani con risultato un aumento della compattezza
La sinterizzazione è più veloce quanto più elevata è la temperatura. La sinterizzaizone può essere particolarmente ben osservata in neve compattata (palla di neve, neve di deposito di valanga, vecchie tracce di sci).
I problemi valanghivi e le situazioni tipo hanno una cosa in comune: indicano delle situazioni di pericolo ricorrenti e di solito evidenti.
La differenza sta nel livello d’osservazione. Mentre i problemi valanghivi ci offrono una prima panoramica grossolana su possibili fonti di pericolo (ad. es. neve fresca), con le situazioni tipo si approfondisce la materia e sia va alla ricerca delle cause del problema (ad es. problema causato da carico troppo elevato di neve fresca su uno strato debole). Le situazioni tipo descrivono quindi processi e possibili scenari che portano ai determinati problemi valanghivi.
L’obiettivo è chiaro: grazie alle situazioni tipo e ai problemi valanghivi le situazioni pericolose vengono identificate con maggiore tempestività, permettendo di adottare un comportamento adeguato e quindi evitare un incidente valanghivo.
In questa pagina vengono presentate le 10 situazioni tipo (st.) più importanti, ognuna di esse corredata da un evento valanghivo rappresentativo.
Movimento lento verso valle del manto nevoso (da pochi millimetri fino a qualche metro al giorno); favorito da terreni a ridotta scabrezza (erbe lunghe, placche rocciose) oppure da terreni umidi.
Questo movimento può creare delle fessure o delle aperture nel manto nevoso a forma di “bocca di pesce”.
Abbondante quantità di neve trasportata dal vento sul manto nevoso
(La visibilità orizzontale viene impedita.)
debole sovraccarico
forte sovraccarico
Spessore del manto nevoso misurato perpendicolarmente al pendio